Il racconto autobiografico di un percorso di sette anni attraverso la malattia oncologica. Con intenzionale consapevolezza l’Autrice ci offre un resoconto pungente, a tratti divertito, delle difficoltà in cui incorre quotidianamente l’ammalato cronico nella relazione con il sistema sanitario e l’apparato medico, con l’assistenza privata, con il “mondo dei sani”e nella gestione della vita quotidiana. Servono “mente lucida ,nervi saldi, grande pazienza”per fare bene questo mestiere cioè quello dell’ammalato, insomma“ bisogna essere sani”conclude paradossalmente l’Autrice.
Quel “mondo dei sani”,che era stato il suo fino a poco tempo prima,diventa ora un territorio nuovo, estraneo da scoprire,esplorare. Gli altri ,le persone che si credeva di conoscere, appaiono ora completamente diverse; la rete di relazioni si spezza e si ricompone, ruoli e posizioni cambiano. All’apice di questo sconvolgimento relazionale il rapporto con le assistenti private, -le badanti-, che l’Autrice sviscera nelle sue varie e contrastate implicazioni giuridico-sociali, e psicologico-emotive, offrendo una prospettiva forse inedita di questo fenomeno, spinta anche dall’impulso a voler dare voce alla sofferenza dell’ammalato costretto a questa relazione.
La ricerca “ del dosaggio appropriato della formula di guarigione”, cui la protagonista non ha mai abdicato, tutt’altro, muovendosi tra terapie convenzionali e la selva di opzioni alternative scansandone però le pericolose ed illusorie derive confusive, si fa indagine conoscitiva, giocata sul filo del “conosci te stesso”,della ricerca del sé più autentico. La malattia come veicolo di indagine, di presa di coscienza delle proprie istanze più vere , infine di crescita interiore. Un racconto da cui emerge quanto il percorso della malattia modifichi radicalmente non solo gli aspetti biologici, esistenziali , sociali, ma anche e soprattutto l’epistemologia, cioè la conoscenza.
Quel “mondo dei sani”,che era stato il suo fino a poco tempo prima,diventa ora un territorio nuovo, estraneo da scoprire,esplorare. Gli altri ,le persone che si credeva di conoscere, appaiono ora completamente diverse; la rete di relazioni si spezza e si ricompone, ruoli e posizioni cambiano. All’apice di questo sconvolgimento relazionale il rapporto con le assistenti private, -le badanti-, che l’Autrice sviscera nelle sue varie e contrastate implicazioni giuridico-sociali, e psicologico-emotive, offrendo una prospettiva forse inedita di questo fenomeno, spinta anche dall’impulso a voler dare voce alla sofferenza dell’ammalato costretto a questa relazione.
La ricerca “ del dosaggio appropriato della formula di guarigione”, cui la protagonista non ha mai abdicato, tutt’altro, muovendosi tra terapie convenzionali e la selva di opzioni alternative scansandone però le pericolose ed illusorie derive confusive, si fa indagine conoscitiva, giocata sul filo del “conosci te stesso”,della ricerca del sé più autentico. La malattia come veicolo di indagine, di presa di coscienza delle proprie istanze più vere , infine di crescita interiore. Un racconto da cui emerge quanto il percorso della malattia modifichi radicalmente non solo gli aspetti biologici, esistenziali , sociali, ma anche e soprattutto l’epistemologia, cioè la conoscenza.