Prefazione di Marco Buticchi e Valerio Varesi
Il colorito scenario della Bassa
Sarà per il fatto che Rosalba Scaglioni è una cuoca provetta, sarà perché le sue storie contengono parecchi ingredienti come un buon piatto, sta di fatto che questa mini antologia mi suggerisce l’idea di un succulento impasto. Del resto parlare della Bassa, delle terre d’acque correnti e sospese, di filari di pioppi e campanili all’orizzonte, comporta sempre mischiare le carte di una partita che dura da secoli. I personaggi di Rosalba Scaglioni sembrano plasmati nell’argilla del Po quale veracissimo attestato di appartenenza a un territorio dove la cultura letteraria s’è incrociata con la cultura materiale diventando stile di vita. Si sa che i luoghi non sono più gli stessi dopo che sono stati descritti e resi fondale di storie narrate. Ogni autore aggiunge suggestioni e feconda l’immaginario lasciando il suo deposito fantastico come il grande fiume lascia il suo apporto di limo. Il rapporto tra il territorio e gli scrittori è uno scambio conoscitivo che non conserva immutate le cose. È come la luce che illumina e cambia il volto al paesaggio: la Bassa non è lo stesso mondo all’alba come al tramonto. Di questo colorito scenario fa parte l’universo del cibo che entra nei racconti come un sostrato a volte invisibile a volte protagonista. Ma come nei migliori impasti, non si impone col suo sapore e la sua palatabilità, bensì fa da corollario alle storie con discrezione diventando elemento anch’esso culturale più che ostentazione pantagruelica. In questo nel solco della nobile accezione di Piero Camporesi in cui la storia del nostro stare a tavola si libera dell’elemento meramente gastronomico per assurgere a identità culturale e segno di appartenenza. Niente di ciò che riguarda il cibo nella Bassa è semplice manifattura. Tutto è ammantato d’immaginario culturale, quello lasciato da una formidabile gènia di visionari che sono andati cantando storie tra le nebbie del grande fiume.
Valerio Varesi
Il colorito scenario della Bassa
Sarà per il fatto che Rosalba Scaglioni è una cuoca provetta, sarà perché le sue storie contengono parecchi ingredienti come un buon piatto, sta di fatto che questa mini antologia mi suggerisce l’idea di un succulento impasto. Del resto parlare della Bassa, delle terre d’acque correnti e sospese, di filari di pioppi e campanili all’orizzonte, comporta sempre mischiare le carte di una partita che dura da secoli. I personaggi di Rosalba Scaglioni sembrano plasmati nell’argilla del Po quale veracissimo attestato di appartenenza a un territorio dove la cultura letteraria s’è incrociata con la cultura materiale diventando stile di vita. Si sa che i luoghi non sono più gli stessi dopo che sono stati descritti e resi fondale di storie narrate. Ogni autore aggiunge suggestioni e feconda l’immaginario lasciando il suo deposito fantastico come il grande fiume lascia il suo apporto di limo. Il rapporto tra il territorio e gli scrittori è uno scambio conoscitivo che non conserva immutate le cose. È come la luce che illumina e cambia il volto al paesaggio: la Bassa non è lo stesso mondo all’alba come al tramonto. Di questo colorito scenario fa parte l’universo del cibo che entra nei racconti come un sostrato a volte invisibile a volte protagonista. Ma come nei migliori impasti, non si impone col suo sapore e la sua palatabilità, bensì fa da corollario alle storie con discrezione diventando elemento anch’esso culturale più che ostentazione pantagruelica. In questo nel solco della nobile accezione di Piero Camporesi in cui la storia del nostro stare a tavola si libera dell’elemento meramente gastronomico per assurgere a identità culturale e segno di appartenenza. Niente di ciò che riguarda il cibo nella Bassa è semplice manifattura. Tutto è ammantato d’immaginario culturale, quello lasciato da una formidabile gènia di visionari che sono andati cantando storie tra le nebbie del grande fiume.
Valerio Varesi