"Sor Pampurio arcicontento del suo nuovo appartamento...". È con questo celebre ritornello che iniziano, quasi sempre, le strisce di Sor Pampurio, il nuovo personaggio che Carlo Bisi crea nel 1929 appositamente per il Corriere dei Piccoli.
A leggerle oggi le tavole di Pampurio appaiono non solo come coloratissime e divertenti filastrocche in rima, esempio di come si divertivano i nostri nonni con personaggi semplici ma intriganti. A guardarle in filigrana le storielle di Pampurio sono un documento vivo e palpitante: la rappresentazione bonariamente caricaturale di una tipica famiglia altolocata dell'epoca.
All'inizio di ogni tavola il capofamiglia Pampurio è sempre felice della sua sistemazione ma poi, per accontentare le pretese di promozione sociale della moglie o per adempiere a una delle molteplici richieste governative o, ancora, per far fronte a uno dei tanti problemi quotidiani, finisce con lo scontentare se stesso o la famiglia e a… ricominciar tutto da capo.
Qualcuno nelle vignette di Bisi ha voluto perfino leggere una velata critica al regime Fascista che, peraltro, mai esercitò le forbici della censura sul simpatico personaggio dal vistoso papillon. In ogni caso Pampurio spicca ancor oggi per quel che è: il prototipo di un borghese cui non mancano decoro, ambizioni e… sfortuna.
Carlo Bisi nasce il 18 dicembre 1890 a Brescello, in provincia di Reggio Emilia. Dopo il diploma all'Accademia di Belle Arti di Parma, è arruolato e distaccato presso Il Giornale del Soldato. Approda al Corriere dei Piccoli nel 1916 e vi collabora per oltre quarant'anni creando serie come Le bestie che si vendicano (1918), Dottor Piramidone (1927), Sor Pampurio (1929), Zio Diomede (1932), La gazza servizievole (1942), Gian Cosino (1942), Zio Domingo Aggiustatutto (1943), I folletti notturni (1945), La famiglia Doggidì (1953), Spaccalatomo (1954), Giacomino Guastaggiusta (1955), Ciccio (1959). Oltre alla carriera di illustratore e fumettista conduce sin dalla gioventù una parallela attività di pittore e incisore con uno stile figurativo e una predilezione per i soggetti umili e agresti. Dopo la Seconda guerra mondiale, i suoi dipinti si concentrano sul paesaggio urbano milanese ritratto nelle livide luci dell'alba, popolate da rade, evanescenti figure. Gli antipodi della festa di colori e figure delle sue tavole a fumetti. L'artista si spegne a Reggio Emilia il 27 febbraio 1982.
A leggerle oggi le tavole di Pampurio appaiono non solo come coloratissime e divertenti filastrocche in rima, esempio di come si divertivano i nostri nonni con personaggi semplici ma intriganti. A guardarle in filigrana le storielle di Pampurio sono un documento vivo e palpitante: la rappresentazione bonariamente caricaturale di una tipica famiglia altolocata dell'epoca.
All'inizio di ogni tavola il capofamiglia Pampurio è sempre felice della sua sistemazione ma poi, per accontentare le pretese di promozione sociale della moglie o per adempiere a una delle molteplici richieste governative o, ancora, per far fronte a uno dei tanti problemi quotidiani, finisce con lo scontentare se stesso o la famiglia e a… ricominciar tutto da capo.
Qualcuno nelle vignette di Bisi ha voluto perfino leggere una velata critica al regime Fascista che, peraltro, mai esercitò le forbici della censura sul simpatico personaggio dal vistoso papillon. In ogni caso Pampurio spicca ancor oggi per quel che è: il prototipo di un borghese cui non mancano decoro, ambizioni e… sfortuna.
Carlo Bisi nasce il 18 dicembre 1890 a Brescello, in provincia di Reggio Emilia. Dopo il diploma all'Accademia di Belle Arti di Parma, è arruolato e distaccato presso Il Giornale del Soldato. Approda al Corriere dei Piccoli nel 1916 e vi collabora per oltre quarant'anni creando serie come Le bestie che si vendicano (1918), Dottor Piramidone (1927), Sor Pampurio (1929), Zio Diomede (1932), La gazza servizievole (1942), Gian Cosino (1942), Zio Domingo Aggiustatutto (1943), I folletti notturni (1945), La famiglia Doggidì (1953), Spaccalatomo (1954), Giacomino Guastaggiusta (1955), Ciccio (1959). Oltre alla carriera di illustratore e fumettista conduce sin dalla gioventù una parallela attività di pittore e incisore con uno stile figurativo e una predilezione per i soggetti umili e agresti. Dopo la Seconda guerra mondiale, i suoi dipinti si concentrano sul paesaggio urbano milanese ritratto nelle livide luci dell'alba, popolate da rade, evanescenti figure. Gli antipodi della festa di colori e figure delle sue tavole a fumetti. L'artista si spegne a Reggio Emilia il 27 febbraio 1982.