“La vita cos’è?” Alla vigilia della partenza per il Vietnam come inviata de “L’Europeo”, nel 1967, Oriana Fallaci tenta di rispondere alla domanda della sorellina Elisabetta: “La vita è il tempo che passa tra il momento in cui si nasce e il momento in cui si muore”. Ma la risposta le sembra incompleta e l’interrogativo la accompagna durante il viaggio.
Arrivata a Saigon, la Fallaci si trova immersa in un’atmosfera surreale, e giorno dopo giorno annota nel suo diario l’insensatezza della guerra: dalla battaglia di Dak To all’offensiva del Tet, fino all’assedio della capitale vietnamita, Oriana racconta gli orrori del conflitto, descrivendo la crudeltà che la circonda in pagine struggenti e memorabili.
Quando, dopo un anno, la Fallaci torna in Toscana e ritrova la piccola Elisabetta, una risposta per lei ce l’ha. “La vita è una condanna a morte. E proprio perché siamo condannati a morte bisogna attraversarla bene, riempirla senza sprecare un passo, senza temer di sbagliare, di romperci noi che siamo uomini, né angeli né bestie, ma uomini.”
Un libro considerato un classico della letteratura, un romanzo di guerra che è un inno alla vita.
Arrivata a Saigon, la Fallaci si trova immersa in un’atmosfera surreale, e giorno dopo giorno annota nel suo diario l’insensatezza della guerra: dalla battaglia di Dak To all’offensiva del Tet, fino all’assedio della capitale vietnamita, Oriana racconta gli orrori del conflitto, descrivendo la crudeltà che la circonda in pagine struggenti e memorabili.
Quando, dopo un anno, la Fallaci torna in Toscana e ritrova la piccola Elisabetta, una risposta per lei ce l’ha. “La vita è una condanna a morte. E proprio perché siamo condannati a morte bisogna attraversarla bene, riempirla senza sprecare un passo, senza temer di sbagliare, di romperci noi che siamo uomini, né angeli né bestie, ma uomini.”
Un libro considerato un classico della letteratura, un romanzo di guerra che è un inno alla vita.