La protagonista del libro illustrato: “Lilith & la nonna” è una bimba curiosa e vivace che, rovistando in un vecchio baule, trova manifesti e fotografie utilizzati nelle manifestazioni femministe degli anni Settanta. Incuriosita, si rivolge alla nonna per avere spiegazioni.
Prende avvio così il racconto che richiama alla memoria la straordinaria esperienza corale di molte donne determinate a denunciare la violenza del patriarcato e ad affermare una specifica soggettività femminile, portatrice di una differenza ontologica e culturale da declinare non più come subalternità, ma come valore e diritto alla libera audoterminazione di sé.
Lilith vuol sapere tutto e in particolare vuole conoscere il senso della frase “io sono mia”, che le sembra annunciare qualcosa di nuovo e di molto importante nella vita delle donne. Ascolta con molta attenzione, scopre la propria ignoranza, ma non si arrende; la storia “è bellissima”, la affascina e così si mette a studiare i movimenti emancipativi e libertari delle donne. Più conosce, più si convince che si tratta di una storia che la riguarda e che lei vuole continuare e così riprende tra le sue mani il cartello con scritto “Io sono mia”. Con questo gesto, non si limiterà a ripetere il cammino iniziato da chi l’ha preceduta, farà bensì il suo cammino, mantenendo viva quell’apertura al possibile che interpella nuovi soggetti per rilanciare nel tempo la sfida al cambiamento.
Affermando che “con bambine come Lilith c’è speranza... la rivoluzione femminista avrà sicuramente un seguito”, la nonna e le sue amiche colgono l’aspetto creativo del gesto della piccola bambina e, con fiducia, possono sperare che altre donne continueranno, da protagoniste, quello che loro hanno solo iniziato.
(Graziella Longoni)
Prende avvio così il racconto che richiama alla memoria la straordinaria esperienza corale di molte donne determinate a denunciare la violenza del patriarcato e ad affermare una specifica soggettività femminile, portatrice di una differenza ontologica e culturale da declinare non più come subalternità, ma come valore e diritto alla libera audoterminazione di sé.
Lilith vuol sapere tutto e in particolare vuole conoscere il senso della frase “io sono mia”, che le sembra annunciare qualcosa di nuovo e di molto importante nella vita delle donne. Ascolta con molta attenzione, scopre la propria ignoranza, ma non si arrende; la storia “è bellissima”, la affascina e così si mette a studiare i movimenti emancipativi e libertari delle donne. Più conosce, più si convince che si tratta di una storia che la riguarda e che lei vuole continuare e così riprende tra le sue mani il cartello con scritto “Io sono mia”. Con questo gesto, non si limiterà a ripetere il cammino iniziato da chi l’ha preceduta, farà bensì il suo cammino, mantenendo viva quell’apertura al possibile che interpella nuovi soggetti per rilanciare nel tempo la sfida al cambiamento.
Affermando che “con bambine come Lilith c’è speranza... la rivoluzione femminista avrà sicuramente un seguito”, la nonna e le sue amiche colgono l’aspetto creativo del gesto della piccola bambina e, con fiducia, possono sperare che altre donne continueranno, da protagoniste, quello che loro hanno solo iniziato.
(Graziella Longoni)