Un viaggio affascinante nei piatti semplici ma tipici e dalle innumerevoli varianti della Maremma, che si dipana tra storie e aneddoti per più di 300 ricette.
Santini è un narratore d’istinto ma la disciplina del giornalismo ne ha fatto anche un ricercatore capace di approfondimenti incredibili come la ricerca sull’acquacotta, una semplicissima composizione di verdure in acqua o brodo, simbolo della povertà maremmana, di cui ha scovato più di 30 varianti; o quella sui crostini, o sul cinghiale, o sulle “scottiglie”.
“La tegamata è buona fatta e mangiata”, così si dice dalle parti di Pitigliano… e che dire poi delle “pagnottelle dell’Argentario” o delle “vecchierelle della vigilia”, del “budino di castagne”, del “cacciucco di funghi con fagioli” oppure del “filetto di cinghiale con crostini all’oliva”, della “minestra di lenticchie” e della “ribollita del Biondo”.
Insomma, ce n’è per tutti i gusti, anche per i più esigenti.
Santini è un narratore d’istinto ma la disciplina del giornalismo ne ha fatto anche un ricercatore capace di approfondimenti incredibili come la ricerca sull’acquacotta, una semplicissima composizione di verdure in acqua o brodo, simbolo della povertà maremmana, di cui ha scovato più di 30 varianti; o quella sui crostini, o sul cinghiale, o sulle “scottiglie”.
“La tegamata è buona fatta e mangiata”, così si dice dalle parti di Pitigliano… e che dire poi delle “pagnottelle dell’Argentario” o delle “vecchierelle della vigilia”, del “budino di castagne”, del “cacciucco di funghi con fagioli” oppure del “filetto di cinghiale con crostini all’oliva”, della “minestra di lenticchie” e della “ribollita del Biondo”.
Insomma, ce n’è per tutti i gusti, anche per i più esigenti.