Ruben Dolfelli nasce a roma il 22/05/1980, dopo il diploma in ragioneria e un anno di università presso la facoltà di lettere, prende la via di fuga in cerca di vari lavori come operaio e impiegato tra l’Italia e l’Europa, dove continua a frequentare corsi universitari senza pagare retta. Da circa due anni è tornato a vivere in pianta stabile a Roma. Giro con le scarpe sporche è il suo primo romanzo.
É la storia di un io narrante malato, tossicomane, in preda a visioni o realtà distorte. Sull’orlo del più grande fallimento della sua vita, viene richiamato in città da un professore, ex scrittore di successo appena divorziato, conosciuto in un corso di scrittura creativa. Intorno a loro si muovono un avvocato - spacciatore, un editor allucinato alla ricerca di un nuovo successo da lanciare, la figlia adolescente del professore, uno scrittore seriale di best seller, un coinquilino fotomodello. C’è anche la famiglia dell’io composta: da un padre in lotta contro la sporcizia nel mondo, una madre e il suo cancro, il fratello abile nel muoversi nel mondo, la ex moglie del professore ora risposata, un editore truffato in cerca di vendetta, il più bel travestito del mondo, una nuova amante che può mettere a rischio il posto di lavoro del professore, una macchina d’epoca, un cane morto, una città soprannominata “Roma”, un ragazzino conosciuto come Piattola, le pagine del romanzo sottratte da una ragazzina, un romanzo che non trova fine, una biografia salvavita, la ricerca del cuore pulsante della vita, stanze d’albergo, un foglio con scritte sopra quattro parole, una vendetta contro Philip Roth. E la parola fine: una fine che mette il protagonista, pronto alla fuga, davanti la realtà, che interrompe il profondo crollo nella follia. La follia indotta da sostanze esterne e quella chiusa nella mente, dove si sviluppa una irrealtà che si mescola nel cucchiaio in cui l’eroina si scalda a una realtà ancor più illusoria, perdendosi nelle voci di persone che si trasformano in personaggi.
É la storia di un io narrante malato, tossicomane, in preda a visioni o realtà distorte. Sull’orlo del più grande fallimento della sua vita, viene richiamato in città da un professore, ex scrittore di successo appena divorziato, conosciuto in un corso di scrittura creativa. Intorno a loro si muovono un avvocato - spacciatore, un editor allucinato alla ricerca di un nuovo successo da lanciare, la figlia adolescente del professore, uno scrittore seriale di best seller, un coinquilino fotomodello. C’è anche la famiglia dell’io composta: da un padre in lotta contro la sporcizia nel mondo, una madre e il suo cancro, il fratello abile nel muoversi nel mondo, la ex moglie del professore ora risposata, un editore truffato in cerca di vendetta, il più bel travestito del mondo, una nuova amante che può mettere a rischio il posto di lavoro del professore, una macchina d’epoca, un cane morto, una città soprannominata “Roma”, un ragazzino conosciuto come Piattola, le pagine del romanzo sottratte da una ragazzina, un romanzo che non trova fine, una biografia salvavita, la ricerca del cuore pulsante della vita, stanze d’albergo, un foglio con scritte sopra quattro parole, una vendetta contro Philip Roth. E la parola fine: una fine che mette il protagonista, pronto alla fuga, davanti la realtà, che interrompe il profondo crollo nella follia. La follia indotta da sostanze esterne e quella chiusa nella mente, dove si sviluppa una irrealtà che si mescola nel cucchiaio in cui l’eroina si scalda a una realtà ancor più illusoria, perdendosi nelle voci di persone che si trasformano in personaggi.