I differenziali geografici di sviluppo derivano dalle specializzazioni regionali. Sono esse, come avvertiva l'economia politica classica, a creare attivamente o passivamente, e ciascuna con maggiore o minore intensità, il commercio inter-regionale e la diversa capacità di produrre ricchezza delle nazioni. Non è soltanto alle categorie dell'economia che si deve un'interpretazione di questa capacità: le condizioni di eco-sistema, le culture e il processo di formazione dello stato sono fattori altrettanto salienti. Ma è vero che da molto tempo è il mercato la forma di organizzazione dei comportamenti umani rivolti alla creazione di surplus entro la quale questa capacità si manifesta, prende distintamente corpo e costruisce quadri via via diversi di quello che, dalla seconda metà del Novecento, viene usualmente definito «sviluppo economico». La diversa capacità dei luoghi di produrre ricchezza, al pari delle specializzazioni regionali, è infatti soggetta a un'ininterrotta evoluzione; è un processo di lungo e lunghissimo periodo, caratterizzato da palesi ma mutevoli regolarità geografiche ed entro il quale sono pure riconoscibili momenti di accelerato mutamento. Questo lavoro, osservandolo dal punto di vista geografico, cerca di ricomporne il quadro a partire dall'avvento del cosiddetto «capitalismo» fino a una lettura della logica e delle regole delle attuali configurazioni.
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