Dopo Vita di Boccioni, l’unica biografia dell’artista, uscita nel 1996 e ormai introvabile, Gino Agnese approfondisce ancora in questo libro l’avventura esistenziale del grande futurista scrutandone anni cruciali, incontri, esperienze. Così l’accuratezza di lunghe ricerche si veste di scrittura in pagine che rifulgono di autentiche scoperte, tali da rendere per certi aspetti nuova, anche agli specialisti, la figura del pittore, scultore e teorico dell’arte che al fianco di Marinetti connotò del suo genio l’avanguardia artistica, e non soltanto quella italiana. Umberto Boccioni scomparve a trentaquattro anni nel turbine della “Grande Guerra”. Soldato semplice d’Artiglieria, il 16 agosto 1916 fu tragicamente disarcionato da un cavallo del traino cannoni. «Una morte banale, che non meritava», scrisse Prezzolini. «Lui che avrebbe meritato di scegliersi la propria morte», telegrafò D’Annunzio. Il libro conduce il lettore in svariate latitudini. La Roma umbertina dei giovani artisti e dei crepuscolari, la “bella Napoli” della notorietà sbocciata, la Russia dello Zar Nicola II, sconfinato scenario di una liaison e di una paternità rimasta segreta per ottant’anni e ora documentata anche da immagini. Ma si avvicinano qui altre figure, oltre Boccioni. Come Kandinskij (che non lo amò), come Schönberg (che lo stimò) e come la principessa Vittoria Colonna Caetani, l’ultima sua passione. Foto e autografi inediti, uno sconosciuto disegno giovanile e la sorprendente giustapposizione di un’icona e di un dipinto boccioniano segnalano anch’essi questo volume.
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