I banditi rappresentano gli ultimi ribelli di un popolo storicamente guerriero che non riconosce le leggi imposte da uno Stato straniero che ha colonizzato i suoi territori. Braccati dai carabinieri e dall'esercito, i banditi sono visti, spesso idealizzati, come gli unici che osano ribellarsi alle ingiustizie.
Il bandito sardo che la storia e le cronache consegnano alla letteratura non è un fuorilegge dedito al furto e all'assassinio per indole o natura (cioè per razza per utilizzare la definizione positivistica), ma un uomo d’onore che, in base a leggi consuetudinarie non scritte, deve fare le sue vendette; un uomo che, non riconoscendo la giustizia dello Stato e dell’autorità, si ribella per affidarsi al giudizio di quella popolare e di quella divina.
La magia e la superstizione fanno parte integrante della vita di tanti banditi, costretti a chiedere l’aiuto delle forze sovrannaturali, in modo da essere protetti dal piombo dei carabinieri e dei traditori.
Come testimoniato da Antonio Gramsci, banditi quali Giovanni Tolu, Cicciu Derosas, Salis Corbeddu, Agostino Alvau, piacevano di più alla gente che li "sentiva" «più Sardi anche della grande Eleonora d’Arborea»: la situazione esistenziale di uomini in fuga e in lotta contro il sistema, la capacità di travestirsi e di muoversi magistralmente nel territorio grazie al loro istinto, le gesta avventurose irrimediabilmente colorate da elementi romantici, la proverbiale ospitalità e gli amori impossibili, la forza suggestiva e primitiva; tutti elementi che, tra storia e letteratura, trasformarono i banditi in figure popolarissime.
Questa raccolta contiene alcuni dei racconti e dei brani più celebri e suggestivi sui banditi sardi, scritti nell'Ottocento da alcuni dei più importanti autori isolani e "continentali": Enrico Costa (Breve storia dei banditi sardi; L’attentato; Giovanni Tolu e gli esorcismi; Cambilargiu, Spano, Fresu; Il bandito Alvau; Il muto di Gallura: la vendetta), Sebastiano Satta e Gustavo Chiesi (Tre banditi: Derosas, Angius e Delogu intervistati da due pubblicisti), Stanis Manca (Storie di banditi e grassatori), Francesco De Rosa (I banditi galluresi; Inimicizie e paci), Ottone Bacaredda (Silvone), Andrea Pirodda (In montagna), Grazia Deledda (Malocchio; Pietro Benu e la via del male; Sa bardana), Giuseppe Bargilli (Ospitalità), Giulio Bechi (Il bandito Corbeddu e il rapimento dei francesi; In campagna; I banditi Saggia e Mulas).
Il bandito sardo che la storia e le cronache consegnano alla letteratura non è un fuorilegge dedito al furto e all'assassinio per indole o natura (cioè per razza per utilizzare la definizione positivistica), ma un uomo d’onore che, in base a leggi consuetudinarie non scritte, deve fare le sue vendette; un uomo che, non riconoscendo la giustizia dello Stato e dell’autorità, si ribella per affidarsi al giudizio di quella popolare e di quella divina.
La magia e la superstizione fanno parte integrante della vita di tanti banditi, costretti a chiedere l’aiuto delle forze sovrannaturali, in modo da essere protetti dal piombo dei carabinieri e dei traditori.
Come testimoniato da Antonio Gramsci, banditi quali Giovanni Tolu, Cicciu Derosas, Salis Corbeddu, Agostino Alvau, piacevano di più alla gente che li "sentiva" «più Sardi anche della grande Eleonora d’Arborea»: la situazione esistenziale di uomini in fuga e in lotta contro il sistema, la capacità di travestirsi e di muoversi magistralmente nel territorio grazie al loro istinto, le gesta avventurose irrimediabilmente colorate da elementi romantici, la proverbiale ospitalità e gli amori impossibili, la forza suggestiva e primitiva; tutti elementi che, tra storia e letteratura, trasformarono i banditi in figure popolarissime.
Questa raccolta contiene alcuni dei racconti e dei brani più celebri e suggestivi sui banditi sardi, scritti nell'Ottocento da alcuni dei più importanti autori isolani e "continentali": Enrico Costa (Breve storia dei banditi sardi; L’attentato; Giovanni Tolu e gli esorcismi; Cambilargiu, Spano, Fresu; Il bandito Alvau; Il muto di Gallura: la vendetta), Sebastiano Satta e Gustavo Chiesi (Tre banditi: Derosas, Angius e Delogu intervistati da due pubblicisti), Stanis Manca (Storie di banditi e grassatori), Francesco De Rosa (I banditi galluresi; Inimicizie e paci), Ottone Bacaredda (Silvone), Andrea Pirodda (In montagna), Grazia Deledda (Malocchio; Pietro Benu e la via del male; Sa bardana), Giuseppe Bargilli (Ospitalità), Giulio Bechi (Il bandito Corbeddu e il rapimento dei francesi; In campagna; I banditi Saggia e Mulas).