Nonostante il termine “pasta” derivi dalla parola greca “paste”, ciò che veniva preparato a quell’epoca era ben lungi dall’essere in qualche modo simile a quello che oggi intendiamo noi per pasta.
I Greci prima ed i Romani appresso, infatti, usavano prevalentemente una sorta di farinata semiliquida a base di cereali, chiamata “lagana”, ottenuta frantumando del farro, oppure dell’orzo, o della segale, che consumavano prevalentemente dopo averla bollita e mescolata a verdure e fagioli, oppure con il miele.
Ciò si evince facilmente consultando le ricette contenute nel “De re coquinaria di Marcus Gavius Apicius”, autore del più antico trattato di gastronomia pervenuto fino a noi, suddiviso in dieci libri e ricco di oltre quattrocento ricette, scritte ovviamente in latino.
Marcus Gavius Apicius nacque intorno al 25 a.C. sotto Augusto e Tiberio, fu ricchissimo, generoso ed estremamente attaccato ai piaceri della gola. Alcune ricette di salse, caratterizzate da moltissimi e svariati ingredienti, portano ancora il suo nome.
A lui si attribuisce l’invenzione del fois gras mescolato con marmellata di fichi secchi ed accompagnata da vino addolcito con il miele, oltre ad una salsa di triglie bagnate nel “garum”, una specie di salmoriglio a base di pesce, detto anche “liquamen”.
Ma bisogna anche dire che Apicius non era un cuoco; egli era un letterato, un gourmet gaudente; scriveva i suoi libri di cucina per esaltare la gastronomia e insegnare alla gente dell’epoca a mangiar con più gusto una enorme varietà di cibi.
Purtroppo nelle sue ricette c’è solo la descrizione degli ingredienti ed una descrizione sommaria della preparazione, mancando assolutamente le quantità di ciò che si sarebbe dovuto cucinare.
I Greci prima ed i Romani appresso, infatti, usavano prevalentemente una sorta di farinata semiliquida a base di cereali, chiamata “lagana”, ottenuta frantumando del farro, oppure dell’orzo, o della segale, che consumavano prevalentemente dopo averla bollita e mescolata a verdure e fagioli, oppure con il miele.
Ciò si evince facilmente consultando le ricette contenute nel “De re coquinaria di Marcus Gavius Apicius”, autore del più antico trattato di gastronomia pervenuto fino a noi, suddiviso in dieci libri e ricco di oltre quattrocento ricette, scritte ovviamente in latino.
Marcus Gavius Apicius nacque intorno al 25 a.C. sotto Augusto e Tiberio, fu ricchissimo, generoso ed estremamente attaccato ai piaceri della gola. Alcune ricette di salse, caratterizzate da moltissimi e svariati ingredienti, portano ancora il suo nome.
A lui si attribuisce l’invenzione del fois gras mescolato con marmellata di fichi secchi ed accompagnata da vino addolcito con il miele, oltre ad una salsa di triglie bagnate nel “garum”, una specie di salmoriglio a base di pesce, detto anche “liquamen”.
Ma bisogna anche dire che Apicius non era un cuoco; egli era un letterato, un gourmet gaudente; scriveva i suoi libri di cucina per esaltare la gastronomia e insegnare alla gente dell’epoca a mangiar con più gusto una enorme varietà di cibi.
Purtroppo nelle sue ricette c’è solo la descrizione degli ingredienti ed una descrizione sommaria della preparazione, mancando assolutamente le quantità di ciò che si sarebbe dovuto cucinare.