Dopo “L’arte del pane e il pane nell’arte”, il secondo volume della collana “Cibo.Sapere & sapori” è dedicato ad un’altra protagonista della nostra tavola: “L’amica americana”, cioè la patata giunta in Europa dal cosiddetto “Nuovo mondo”.
Preceduto dalla prefazione di Licia Granello (giornalista per “la Repubblica”, food writer e docente di Antropologia dell’Alimentazione all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli) e dotato di un corredo iconografico comprendente oltre 50 immagini, anche questo lavoro vuole rispettare gli intenti e mantenere le caratteristiche di quello che l’ha preceduto.
Vuole, cioè, snodarsi fra storia ed arte passando per la tavola e la letteratura senza trascurare i detti e le usanze popolari. Per raccontare, con taglio giornalistico e tono il più possibile discorsivo, un alimento che ha molto da dirci e da offrirci.
Si parte dalle plurimillenarie origini andine della patata, si segue il suo arrivo in Europa e la diffidenza con cui viene accolta, si conoscono personaggi che ne hanno propugnato la diffusione, si assiste al suo lento trionfo che vince divieti e paure, la si accompagna di nuovo nel continente da cui ci era giunta e in molti altri Paesi.
E ancora: si accenna alla catastrofica carestia che decimò gli Irlandesi e all’approdo del “pomo di terra” nei campi e sulle tavole d’Italia, si va a curiosare in un mercato giapponese, si parla della “patata dolce” che della patata comune non è neppure parente.
S’impara anche a conoscerne i mille volti e i molti usi di carattere industriale, si danno suggerimenti per gli acquisti e la conservazione, si fanno incursioni in cucina, si riportano ricette che vanamente cerchereste nei classici del genere, si scopre che la patata era e per molti resta una piccola farmacia domestica e un cosmetico pronto per l’uso.
Inoltre si discute di patate e dieta, si sorride riferendo proverbi e modi di dire, si entra in musei dedicati al prezioso tubero, si rintracciano le prime descrizioni e il primo ritratto della patata, si leggono pagine letterarie (da Proust a Guccini) e si segnalano dipinti (da Guttuso a Van Gogh) che non le lesinano attenzione.
Preceduto dalla prefazione di Licia Granello (giornalista per “la Repubblica”, food writer e docente di Antropologia dell’Alimentazione all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli) e dotato di un corredo iconografico comprendente oltre 50 immagini, anche questo lavoro vuole rispettare gli intenti e mantenere le caratteristiche di quello che l’ha preceduto.
Vuole, cioè, snodarsi fra storia ed arte passando per la tavola e la letteratura senza trascurare i detti e le usanze popolari. Per raccontare, con taglio giornalistico e tono il più possibile discorsivo, un alimento che ha molto da dirci e da offrirci.
Si parte dalle plurimillenarie origini andine della patata, si segue il suo arrivo in Europa e la diffidenza con cui viene accolta, si conoscono personaggi che ne hanno propugnato la diffusione, si assiste al suo lento trionfo che vince divieti e paure, la si accompagna di nuovo nel continente da cui ci era giunta e in molti altri Paesi.
E ancora: si accenna alla catastrofica carestia che decimò gli Irlandesi e all’approdo del “pomo di terra” nei campi e sulle tavole d’Italia, si va a curiosare in un mercato giapponese, si parla della “patata dolce” che della patata comune non è neppure parente.
S’impara anche a conoscerne i mille volti e i molti usi di carattere industriale, si danno suggerimenti per gli acquisti e la conservazione, si fanno incursioni in cucina, si riportano ricette che vanamente cerchereste nei classici del genere, si scopre che la patata era e per molti resta una piccola farmacia domestica e un cosmetico pronto per l’uso.
Inoltre si discute di patate e dieta, si sorride riferendo proverbi e modi di dire, si entra in musei dedicati al prezioso tubero, si rintracciano le prime descrizioni e il primo ritratto della patata, si leggono pagine letterarie (da Proust a Guccini) e si segnalano dipinti (da Guttuso a Van Gogh) che non le lesinano attenzione.