Collana Archinauti diretta da Claudio D'Amato / Archinauti series edited by Claudio D'Amato
Questo percorso di ricerca intorno al linguaggio architettonico nel secondo ventennio del ventesimo secolo in Italia, prende le mosse dalla figura “dimenticata” di Giovanni Battista Milani per diversi motivi. Innanzitutto per la convinzione che una figura come quella di Milani possa servire a gettare una luce sulla difficile fase di passaggio alla modernità, a Roma, dalla oscura stagione precedente, solo da poco oggetto di studio. Sono proprio queste fasi di passaggio le più fervide di indicazioni metodologiche, proprio per la natura complessa delle relazioni tra progetto costruzione e pensiero formale. In secondo luogo, perché Milani fa parte della “fazione” che risultò perdente nella congerie del dibattito architettonico, che portò i cosiddetti accademici all’ostracismo professionale: l’accademismo di Milani offre la possibilità di legare il pensiero ottocentesco alle figure emergenti, leggendo i caratteri di continuità e di innovazione della ricerca romana. Come legare l’innovazione delle forme, conseguente l’adozione di nuovi materiali, con le esigenze della continuità ambientale con le forme della tradizione classica nella costruzione della città? Quale era la via italiana alla modernità, quale il linguaggio rispondente alle istanze di cogenza strutturale e di convenienza ambientale (nel senso più ampio del termine, dalle problematiche legate al clima a quelle legate al contesto urbano)? Questi temi saranno affrontati a partire da edifici o complessi architettonici esemplari, andando ad indagare gli etimi del linguaggio nel rapporto tra forma, struttura e costruzione, per poi allargarsi a scuole, progettisti, dibattiti intorno ai temi dello stile. Stile su cui questo studio intende fornire, in ultima analisi, un contributo per una architettura moderna mediterranea che sappia legare tradizione e costruzione, storia e natura.
Marco Stefano Orsini (Castellaneta, 1976), laureato a Bari nel 2006 con una tesi sulla stereotomia del legno in Spagna. Ha conseguito nel 2009 il titolo di Dottore di ricerca in Progettazione Architettonica. Nel 2011 vince una borsa di studio di post- dottorato con uno studio intorno ai caratteri tipologici, formali e costruttivotecnologici delle grandi coperture voltate in calcestruzzo armato o a struttura metallica dell’altra modernità romana. Nel 2014 vince una borsa di studio su “Strategie di recupero, innovazione e valorizzazione di alcuni moderni complessi edilizi del Mediterraneo”, presso il Politecnico di Bari, dove, dal 2009, collabora ai corsi di progettazione architettonica al III anno della Facoltà di Architettura.
Questo percorso di ricerca intorno al linguaggio architettonico nel secondo ventennio del ventesimo secolo in Italia, prende le mosse dalla figura “dimenticata” di Giovanni Battista Milani per diversi motivi. Innanzitutto per la convinzione che una figura come quella di Milani possa servire a gettare una luce sulla difficile fase di passaggio alla modernità, a Roma, dalla oscura stagione precedente, solo da poco oggetto di studio. Sono proprio queste fasi di passaggio le più fervide di indicazioni metodologiche, proprio per la natura complessa delle relazioni tra progetto costruzione e pensiero formale. In secondo luogo, perché Milani fa parte della “fazione” che risultò perdente nella congerie del dibattito architettonico, che portò i cosiddetti accademici all’ostracismo professionale: l’accademismo di Milani offre la possibilità di legare il pensiero ottocentesco alle figure emergenti, leggendo i caratteri di continuità e di innovazione della ricerca romana. Come legare l’innovazione delle forme, conseguente l’adozione di nuovi materiali, con le esigenze della continuità ambientale con le forme della tradizione classica nella costruzione della città? Quale era la via italiana alla modernità, quale il linguaggio rispondente alle istanze di cogenza strutturale e di convenienza ambientale (nel senso più ampio del termine, dalle problematiche legate al clima a quelle legate al contesto urbano)? Questi temi saranno affrontati a partire da edifici o complessi architettonici esemplari, andando ad indagare gli etimi del linguaggio nel rapporto tra forma, struttura e costruzione, per poi allargarsi a scuole, progettisti, dibattiti intorno ai temi dello stile. Stile su cui questo studio intende fornire, in ultima analisi, un contributo per una architettura moderna mediterranea che sappia legare tradizione e costruzione, storia e natura.
Marco Stefano Orsini (Castellaneta, 1976), laureato a Bari nel 2006 con una tesi sulla stereotomia del legno in Spagna. Ha conseguito nel 2009 il titolo di Dottore di ricerca in Progettazione Architettonica. Nel 2011 vince una borsa di studio di post- dottorato con uno studio intorno ai caratteri tipologici, formali e costruttivotecnologici delle grandi coperture voltate in calcestruzzo armato o a struttura metallica dell’altra modernità romana. Nel 2014 vince una borsa di studio su “Strategie di recupero, innovazione e valorizzazione di alcuni moderni complessi edilizi del Mediterraneo”, presso il Politecnico di Bari, dove, dal 2009, collabora ai corsi di progettazione architettonica al III anno della Facoltà di Architettura.