Siculi e Sicani: e anime delle due etnie si specchiano col suolo ove vivono.
I Sicani hanno la loro psiche conformata alle domate vallate dell'entroterra occidentale, i tentennanti Siculi respirano le polveri delle rocce vulcaniche rivestite di flora selvatica. Il suolo siculo, indomabile di vegetazioni spontanee, variegate all'infinito, si rivede negli atteggiamenti autarchici e fantasiosi distanti millenni dalle leggi statali. L'antica vittoria sicana sulle terre che vedono importate le tecniche agricole della Mezzaluna si muta in un giogo che incatena il contadino alla terra ed al benessere semplice ma durevole. Per i Sicani lo Stato o lo straniero sono ignorati e rispettati. Per i Siculi lo Stato, e tutto ciò che anche vagamente lo rappresenta, va sfruttato e spolpato con richieste continue fino alla sua sparizione. Il sangue salmastro che scorre nelle vene sicule rende gli jonici agiati padroni di casa ovunque nel mondo, tratti comportamentali incisi nel temperamento da infinite miglia marine percorse tra il Tirreno e l'Egeo. La scaltrezza sicula tracima nel bisogno di libertà dal lavoro racchiuso tra quattro mura e sotto padrone. La vendita alla fortuna di cibi e cianfrusaglie per strada è preferita alle fatiche lasciate agli amati Indiani o Filippini, anche se meglio remunerate. Alla pari coi Sicani non hanno mai avuto padroni se non i più forti tra essi, Stato nello Stato. Contrapposti solo nelle produzioni filmiche e romanzesche, ma nella realtà storica e preistorica sempre l'un l'altro avvolti, a difesa di una esile terra di passaggio dalle infinite sfaccettature umane e naturalistiche. E che in comune hanno estro amorale distacco dal suolo e dai mari (troppo spesso bramati e posseduti da altri) e causa del loro degrado, irrecuperabile per secoli.
I Sicani hanno la loro psiche conformata alle domate vallate dell'entroterra occidentale, i tentennanti Siculi respirano le polveri delle rocce vulcaniche rivestite di flora selvatica. Il suolo siculo, indomabile di vegetazioni spontanee, variegate all'infinito, si rivede negli atteggiamenti autarchici e fantasiosi distanti millenni dalle leggi statali. L'antica vittoria sicana sulle terre che vedono importate le tecniche agricole della Mezzaluna si muta in un giogo che incatena il contadino alla terra ed al benessere semplice ma durevole. Per i Sicani lo Stato o lo straniero sono ignorati e rispettati. Per i Siculi lo Stato, e tutto ciò che anche vagamente lo rappresenta, va sfruttato e spolpato con richieste continue fino alla sua sparizione. Il sangue salmastro che scorre nelle vene sicule rende gli jonici agiati padroni di casa ovunque nel mondo, tratti comportamentali incisi nel temperamento da infinite miglia marine percorse tra il Tirreno e l'Egeo. La scaltrezza sicula tracima nel bisogno di libertà dal lavoro racchiuso tra quattro mura e sotto padrone. La vendita alla fortuna di cibi e cianfrusaglie per strada è preferita alle fatiche lasciate agli amati Indiani o Filippini, anche se meglio remunerate. Alla pari coi Sicani non hanno mai avuto padroni se non i più forti tra essi, Stato nello Stato. Contrapposti solo nelle produzioni filmiche e romanzesche, ma nella realtà storica e preistorica sempre l'un l'altro avvolti, a difesa di una esile terra di passaggio dalle infinite sfaccettature umane e naturalistiche. E che in comune hanno estro amorale distacco dal suolo e dai mari (troppo spesso bramati e posseduti da altri) e causa del loro degrado, irrecuperabile per secoli.