Per vent’anni è stato l’ombra di Francesco Giuseppe, Imperatore d’Austria e Re d’Ungheria. L’ha servito 24 ore su 24 seguendolo da quando si svegliava (alle 3.30 del mattino) a quando si ritirava (tra le 20 e le 20.30). E di notte dormiva nella stanza accanto pronto ad intervenire in caso di necessità.
Il Leibkammerdiener (cameriere personale) Eugen Ketterl era un uomo buono, che sentiva il peso delle sue responsabilità e voleva svolgere al meglio il suo lavoro, tanto che negli anni aveva instaurato con l’Imperatore un rapporto veramente speciale. È a lui che Francesco Giuseppe confida: “Quelli che vogliono la guerra non hanno la più pallida idea di cosa sia una guerra”; e ancora, poche ore prima di morire: “Era ora che succedesse”.
Per questa sua posizione privilegiata (dirigeva una quindicina di persone e rispondeva solo al sovrano) era molto invidiato e temuto da quanti lavoravano nei palazzi imperiali.
Così Ketterl ricorda il “suo” Francesco Giuseppe: “L’imperatore era con noi tutti molto bonario e straordinariamente cortese. Non ordinava mai, ma chiedeva sempre per favore, ringraziando per ogni servizio prestato, anche quando, per esempio, gli veniva portato soltanto un bicchiere d’acqua”.
Ketterl si occupava del guardaroba del sovrano (che al suo arrivo aveva trovato in condizioni pietose), di far arrivare puntualmente il pranzo e la cena, di fargli da filtro con le persone (anche ministri e nobili) che volevano incontrarlo al di fuori dei giorni dedicati alle udienze. Faceva inoltre da tramite con il personale di Corte e consigliava l’Imperatore su chi premiare per un lavoro ben fatto e chi no. Più che un cameriere era un assistente personale al quale Francesco Giuseppe si affidava completamente; anzi, molte volte a chi lo informava di un problema da risolvere diceva: “Chiedete a Ketterl”.
Nel libro, oltre a un ritratto di Francesco Giuseppe privato e pubblico, Ketterl ci fa conoscere meglio la mitica Sissi e la famiglia imperiale, nonché la “gnädige Frau” Katharina Schratt, grande amica (lui dice “solo amica”) dell’Imperatore. Si sofferma anche sui viaggi e sulle manovre imperiali, ci traccia un ritratto dei regnanti stranieri arrivati a Vienna e affronta il problema ungherese. E sulla tragedia di Mayerling ci fa conoscere un’inedita interpretazione. Insomma un quadro completo visto con occhio attento di chi ha vissuto in prima persona la Storia con la “S” maiuscola.
Il Leibkammerdiener (cameriere personale) Eugen Ketterl era un uomo buono, che sentiva il peso delle sue responsabilità e voleva svolgere al meglio il suo lavoro, tanto che negli anni aveva instaurato con l’Imperatore un rapporto veramente speciale. È a lui che Francesco Giuseppe confida: “Quelli che vogliono la guerra non hanno la più pallida idea di cosa sia una guerra”; e ancora, poche ore prima di morire: “Era ora che succedesse”.
Per questa sua posizione privilegiata (dirigeva una quindicina di persone e rispondeva solo al sovrano) era molto invidiato e temuto da quanti lavoravano nei palazzi imperiali.
Così Ketterl ricorda il “suo” Francesco Giuseppe: “L’imperatore era con noi tutti molto bonario e straordinariamente cortese. Non ordinava mai, ma chiedeva sempre per favore, ringraziando per ogni servizio prestato, anche quando, per esempio, gli veniva portato soltanto un bicchiere d’acqua”.
Ketterl si occupava del guardaroba del sovrano (che al suo arrivo aveva trovato in condizioni pietose), di far arrivare puntualmente il pranzo e la cena, di fargli da filtro con le persone (anche ministri e nobili) che volevano incontrarlo al di fuori dei giorni dedicati alle udienze. Faceva inoltre da tramite con il personale di Corte e consigliava l’Imperatore su chi premiare per un lavoro ben fatto e chi no. Più che un cameriere era un assistente personale al quale Francesco Giuseppe si affidava completamente; anzi, molte volte a chi lo informava di un problema da risolvere diceva: “Chiedete a Ketterl”.
Nel libro, oltre a un ritratto di Francesco Giuseppe privato e pubblico, Ketterl ci fa conoscere meglio la mitica Sissi e la famiglia imperiale, nonché la “gnädige Frau” Katharina Schratt, grande amica (lui dice “solo amica”) dell’Imperatore. Si sofferma anche sui viaggi e sulle manovre imperiali, ci traccia un ritratto dei regnanti stranieri arrivati a Vienna e affronta il problema ungherese. E sulla tragedia di Mayerling ci fa conoscere un’inedita interpretazione. Insomma un quadro completo visto con occhio attento di chi ha vissuto in prima persona la Storia con la “S” maiuscola.