Con il libro Chianette e carocchie Luciano Galassi prosegue la sua opera di riproposizione e riscoperta, su base tematica, di parole ed espressioni del dialetto napoletano, al fine di metterne in luce l’efficacia, la peculiarità e la vis comica che le sono connaturate. La materia trattata in questo libro è quella delle minacce e delle percosse, vale a dire delle promesse di arrecare un danno sul piano fisico e delle conseguenti violenze manuali finalizzate ad arrecare il male promesso. Sta di fatto che - in linea con la tendenza dei napoletani a “fare teatro” dei casi della vita, anche i più seri - le loro minacce, come apparirà chiaro dal testo di Galassi, evidenziano un tono spaccone e rodomontesco, truculento e smodato, e sono spesso elaborate sul filo di iperboli inverosimili alimentate da immagini fantasiose e stravaganti, non di rado bizzarre ed eccentriche, che i suoni duttili e significanti del dialetto rendono suggestive e credibili. Il napoletano tende all’intimidazione estrema, totale, proponendo forse inconsciamente modi e frasari dell’ “opera dei pupi”, cioè del teatrino dei burattini, in cui le vicende favolistiche di nobili paladini e di uno sfigato ma furbo Pulcinella (capace anche di avere la meglio sulla Morte) poggiano su un linguaggio tanto rozzo quanto incisivo, tanto enfatico quanto eccessivo, ma sempre in sintonia con le aspettative di un pubblico in cerca di spasso e di immedesimazioni consolatorie: è ciò che, nelle pagine, troverà il lettore che avrà modo di sfogliare Chianette e carocchie.
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